Il suo servire, e quello dei sacerdoti, era imperniato sulla parola biblica della Lettera di Giuda, 20-21: "Ma voi, carissimi, edificando voi stessi nella nostra santissima fede, pregando mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell'amore di Dio, aspettando la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo, a vita eterna."
La parola serviva pure quale preparazione per il servizio divino a favore dei defunti. Il vescovo ha ricordato come Dio fa sempre grandi cose per noi, e che la nostra massima aspirazione nella nostra esistenza terrena debba dunque essere quella di cercare sempre la vicinanza di Dio e di Gesù. Chi perde la fede, ha detto inoltre, ha perso tutto; gli rimane solo vento nelle mani! Ha fatto riferimento pure all'inno 388, È la fede che ci guida, cantato dalla comunità. Ci ha invitati a lottare ogni giorno per mantenere la nostra santissima fede che ci procurerà infine un futuro straordinario.
Il sacerdote Paolo De Marco riferendosi all'inno suonato dai flauti (Fratelli ci sentiamo, 353) e al cuore posto sull'altare quale decorazione, simbolo dell'amore, ha detto che vogliamo essere attenti all'amore, crescere nell'amore e donarlo anche ad altri.
Infine il sacerdote Iuri Trebbi ha espresso la sua gioia per la visita dei servi. Il Signore, ha detto, offre la salvezza e offre cose meravigliose - basta lasciarsi guidare da Lui ed essere sensibili nel riconoscere l'aiuto del Signore in ogni circostanza, per ottenere un risultato meraviglioso alla fine.